RONCO I ALLA TURBA -IL RONCO DEI MISTERI

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Grotta di Artemide a Scala Greca, che nel suo relativo isolamento rappresenta una pagina della complessa storia della Siracusa greca. In primo piano l’altare di pertinenza al luogo di culto.

"Belli e sontuosi palazzi cominciavano allora a fabbricarsi, di magnificenza alle nobili e ricche famiglie, di ornamento e decoro alla città”. Con queste parole Serafino Privitera, nel 1870, iniziava la sua pagina dedicata al Palazzo Montalto nel quartiere Spirduta in Ortigia, aggiungendo come di questo edificio della illustre famiglia se ne potessero ammirare i superbi avanzi. Ancora oggi esso rappresenta uno dei più significativi e meglio conservati esempi di architettura gotico-chiaramontana e, nello stesso tempo, aragonese – catalana (essendo frutto di due fasi costruttive dei secoli XIV e XV) della città di Siracusa, sulla cui trifora centrale fa bella mostra di sé la stella di Davide. Di numerosi altri palazzi dello stesso periodo ci restano, invece, le fabbriche con apporti di epoche successive oppure pochi elementi strutturali e decorativi (monofore, bifore, polifore, tratti di linee marcapiano e di logge, di scale, portali…) inseriti nelle murature di edifici più recenti. E’ il caso di un “balconcino” quattrocentesco che si trova nel ronco I alla Turba, poco prima del numero civico 99 lungo la via Roma. Percorrendo uno stretto e breve vicolo si perviene in quello che abbiamo voluto definire “Ronco dei misteri”! In questo cortiletto si possono osservare non solo un pezzo di colonna romana abbandonata sul battuto, alcuni archi medievali e, sul prospetto della casa a sinistra uno splendido tratto di una linea marcapiano, che funge da piano di posa di un balconcino moderno. Essa si compone di quattro conci finemente lavorati e decorati terminanti con dei peducci tra i quali vi sono rappresentati quattro motivi diversi l’uno dall’altro. Una cornice aggettante con linee geometriche sovrasta l’intero apparato scultoreo. Ogni concio si apre al centro a mo’ di trilobo entro il quale sono resi plasticamente motivi fitoformi. Le superfici dei conci recano motivi floreali e foglie ad alto rilievo senza una apparente logica compositiva. Il peduccio dell’estrema destra è l’unico elemento che reca una protome umana. Quanto mai singolare la raffigurazione del nodo di Salomone nel primo pannello di sinistra, che induce a ritenere che l’esegesi di tutta la raffigurazione possa essere connessa con la presenza dell’ Ordine dei Templari, probabilmente già a Siracusa dal tempo di Federico II. Interessante anche un elemento scultoreo, incastonato lungo la stessa parete, che raffigura a bassorilievo una figura animale, forse un agnello, vagamente simile a quello che tiene la croce in uno dei sigilli dei Templari. Data l’importanza dell’iconografia rappresentata sarebbe opportuno un intervento di restauro, non solo dei conci che non godono di “buona salute” essendo gravemente danneggiati dallo scolo delle acque, ma anche dei fabbricati di pertinenza al Ronco dei Misteri per poter fornire ulteriori dati oltre quelli citati, che meriterebbero sicuramente più attenzione e studi approfonditi, dal momento che essi rappresentano una ulteriore, interessantissima pagina dei tanti segni e simboli sui muri di Ortigia, che rivelano l’esistenza delle diverse religioni e dei vari ordini, monastici, cavallereschi ed anche massonici del passato.