LATOMIA DEL PARADISO

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Incavi lungo la parete rocciosa che accoglievano rilievi in pietra calcarea o marmo con raffigurazioni relative al culto degli antenati (III sec. a. C.).

Una delle caratteristiche che attira l’attenzione della maggior parte dei visitatori del parco archeologico di Siracusa è costituita dalla lunga serie di incavi, perlopiù quadrangolari, che interessano le pareti rocciose delle latomie e delle strade greche. I Greci, nel III secolo a.C., vi collocavano altorilievi o bassorilievi in pietra calcarea con rappresentazioni relative al culto dei defunti eroizzati. Tracce superstiti di intonaco fanno pensare anche a dipinti realizzati direttamente nelle nicchie. Si tratta di un’espressione artistica di tipo funerario che nasce nella prima età ellenistica parallelamente alla diffusione di culti privati che avevano già trovato espressione nei piccoli edifici sacri, detti naiskoi, della Grecia già alla fine del IV secolo a. C., legate alle nuove forme di eroizzare il defunto. Se nell’età arcaico-classica l’elemento di distinzione dei ceti sociali emergenti era affidata agli oggetti che componevano il corredo funebre, nell’età ellenistica esso viene affidato all’autorappresentazione, al fine di perpetuare il ricordo di sé. Viene affidato ai figli il compito di ricordare i padri e di rendere grande la fama degli antenati. Nasce, quindi, questa nuova forma artistica della quale, purtroppo, a causa delle despoliazioni avvenute nei secoli, non possiamo più cogliere l’originaria sacralità. Delle centinaia di rilievi votivi in pietra calcarea o in marmo che erano incastonati nelle nicchie ci rimangono pochi esemplari esposti nel Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi (settore D): due cavalieri erotizzati, di cui uno al galoppo, un altro cavaliere con scudiero e giovane che gli porge le armi e un defunto erotizzato degli inizi del III sec., a.C..Vere pinacoteche a cielo aperto che fiancheggiavano strade spesso con carattere funerario come la cosiddetta via dei sepolcri che, superato l’angolo nord-ovest della terrazza del teatro greco, con un percorso incassato nella roccia per 150 metri, conduceva ad una delle necropoli siracusane. Lungo questa via rimane visibile, perché direttamente scalpellata nella parete rocciosa settentrionale, la raffigurazione dei Dioscuri a cavallo e Trittolemo sul carro.