LA FONTANA DI DIANA E IL MITO DI ARETUSA

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Fontana di Diana in piazza Archimede, opera dello scultore Giulio Moschetti di Ascoli Piceno, realizzata in cemento armato nel 1906, che sostituì il lampione collocato poi in piazza Santa Lucia

La Fontana di Diana in piazza Archimede venne realizzata nel 1906 da Giulio Moschetti, scultore di Ascoli Piceno (1847-1910). Lo scultore intraprese lo studio della scultura sotto la guida di Giorgio Paci, artista ascolano neoclassico, da cui trasse l’amore verso le forme rigidamente classiche, che certamente rappresentano l’elemento portante della sua formazione. Dopo una breve sosta a Firenze, si recò a Roma, dove frequentò l’Accademia di San Luca e dove diede inizio ad un’intensa attività eseguendo numerose sculture e partecipando a vari concorsi in molti dei quali riuscì vincitore. Nel 1878 fu costretto a lasciare Roma perché ammalato di cuore e di asma e scelse di vivere a Catania per il clima mite. Per questa città realizzò diverse opere tra le quali, nel 1906, la Fontana di Proserpina nei pressi della stazione ferroviaria. Nello stesso anno realizzò la Fontana di Diana per la città di Siracusa collocata al centro della piazza Archimede. Essa sostituì il grande lampione, che venne collocato nella parte centrale di piazza Santa Lucia alla Borgata. L’opera scultorea venne eseguita da Giulio Moschetti con l’aiuto del figlio Mario in dieci mesi e il compenso fu di L. 19.000. L’opera venne realizzata in cemento armato, materiale che si cominciò ad usare proprio agli inizi del XX secolo; essa guarda a sud e non al corso Matteotti, che ancora non esisteva, essendo stato realizzato con lo sventramento operato nel periodo fascista. La fontana rappresenta il mito di Aretusa ed è articolata su tre ordini di elevazione. Al centro, in posizione dominante, su un alto basamento foggiato a scogliera, è la figura di Diana (ma sarebbe più giusto appellarla Artemide) con l’arco la faretra e il cane; per la sua creazione, come si narra, lo scultore prese a modello una donna siracusana.Ai suoi piedi è rappresentata Aretusa nel momento in cui la dea sta per trasformarla in sorgente per sottrarla alle insistenze amorose di Alfeo, che si sporge a destra della dea sorpreso per il prodigio della metamorfosi che sta per avvenire. Sul piano del secondo ordine trovano posto, all’interno della vasca, quattro gruppi scultorei, che rappresentano una famiglia di Tritoni. Il Tritone e la compagna col piccolo in braccio, cavalcano ciascuno un pistrice; i due Tritoni adolescenti montano due cavalli marini. Questi mitici personaggi rappresentano il mare, elemento dove si conclude la storia d’amore. La vasca monolitica, in graniglia rossa, è sormontata su quattro lati da mascheroni (all’interno) e stemmi. La sua forma mistilinea proseguiva idealmente nell’originaria pavimentazione della piazza (sostituita dall’attuale nel 1980-’81) che riportava il segno grafico di una stella ad otto punte. L’opera è frutto di un eclettismo stilistico, che guarda ai modelli classici dell’arte greco-romana, ma che unisce naturalismo e stile floreale, rendendo omaggio al mito più famoso della città di Siracusa. L’acqua che artificialmente arriva nella vasca si lega idealmente a quella sorgiva dell’Aretusa.